secondo Incontro dell’Accademia a bologna
Il 4 febbraio 2023 l’Accademia Italiana di Studi Numismatici (AISN) ha organizzato il “Secondo Incontro dell’Accademia” che si è svolto a Bologna.
Nella mattinata i partecipanti hanno visitato la mostra estemporanea “I pittori di Pompei” presso il Museo Civico Archeologico di Bologna (MCAB).
In seguito sono stati accompagnati con estrema cortesia anche alla visita del Museo Civico Archeologico dalla stessa Direttrice del Museo, dottoressa Paola Giovetti. Con grande chiarezza, e ovviamente competenza, ha illustrato i materiali esposti che comprendono la raccolta egizia (la seconda in Italia per importanza) e quella formata dai materiali della civiltà villanoviana/etrusca, provenienti da scavi effettuati a Bologna (il termine Civiltà Villanoviana deriva dal nome della località di Villanova di Castenaso, situata a circa 5 chilometri da Bologna).
Dopo un piacevole incontro conviviale. I partecipanti si sono recati al Museo Davia Bargellini in cui sono conservati due dei torchi storici (presse a bilanciere) della zecca di Bologna. La visita a quel museo è stata scelta per i particolari legami con la zecca cittadina, chiusa dopo l’Unità d’Italia. Infatti ben cinque personaggi, molto importanti per la monetazione bolognese, sono qualche modo legati al museo.
Nel secondo decennio del Novecento, la progettazione del museo fu affidata a Francesco Malaguzzi Valeri, l’autore del volume “La zecca di Bologna”, nato da una ricerca premiata e fatta stampare dalla Società Numismatica Italiana nel 1901.
Il palazzo senatoriale Davia Bargellini che ospita il museo è opera dell’architetto Bartolomeo Provagli che fu zecchiere a Bologna dal 1653 al 1673, anno della morte. A lui il governo bolognese affidò la progettazione e la costruzione delle macchine che, per la prima volta, introdussero nell’officina monetaria le tecniche per meccanizzare la produzione delle monete.
Alla morte nel 1673 gli subentrò un impiegato della zecca, formatosi alla sua scuola. Era Giovan Carlo Gualchieri che costruì un grosso torchio che attualmente è conservato nel museo Davia Bargellini.

Torchio in bronzo del Gualchieri, attualmente conservato presso il museo Davia Bargellini di Bologna. Nella parte alta del torchio è impressa la data di costruzione: 1685. Sotto vi sono le iniziali dello zecchiere G.C.G. (Giancarlo Gualchieri). Alla base sono ben evidenti le appendici che servivano a fissarlo al suo basamento. Degli accessori non è rimasto nulla se non il portaconio inferiore.

Statua in cera eseguita nel 1742 da Filippo Scandellari e raffigurante Anna Maria Calegari Zucchini (attualmente esposta nel museo Davia Bargellini).
Uno dei principali esponenti di questa arte fu Ercole Lelli, poliedrico artista e meccanico dell’Illuminismo bolognese che creò numerosi preparati anatomici in cera per l’Istituto delle Scienze di Bologna di cui curava la sezione di anatomia e di ottica. Fu anche direttore dell’Accademia artistica Clementina.

Preparato anatomico in cera del Lelli. (attualmente esposto presso il museo dell’Istituto di Anatomia Umana dell’Università di Bologna)
Nel 1734 il Lelli fu nominato incisore della zecca bolognese, carica che ricoprì sono alla morte avvenuta nel 1766. Nel 1742 fu affidata anche a lui la costruzione di un nuovo torchio per la zecca. Esso fu però distrutto nel 1785 per ricavarne il bronzo necessario a creare il torchio del Comelli.

Il torchio del Lelli. Disegno inviato nel 1776 a Firenze con la richiesta di un parere tecnico per migliorarlo
Oltre al torchio del Gualchieri è esposto nel museo Davia Bargellini anche quello allestito da Francesco Comelli nel 1785. Era un esperto tecnico meccanico a cui da tempo era affidata la cura del pubblico orologio, che ancora oggi segna le ore sulla “torre dell’Arengo” del palazzo del Comune. Questo torchio rimase attivo sino alla chiusura della zecca di Bologna nel 1861.

Torchio del Comelli con il suo bilanciere (conservato presso il museo bolognese Davia Bargellini di Bologna).
Infine nel museo Davia Bargellini sono esposte alcune statuette in creta, opera di Petronio Tadolini, incisore della zecca di Bologna che vi operò nell’ultimo quarto del XVIII secolo.